Spesso Lea tornava bambina .
“Svegliati dall’infanzia”, scriveva KANT, filosofo che lei conosceva benissimo perché le piaceva viaggiare tra critiche di “Ragion pura”e “Ragion pratica “.
Lea ci sta volentieri nell’infanzia e ci torna appena può e ci crede all’infanzia,visto i disastri che fanno i cosiddetti adulti ,specie quelli convinti di possedere l’assoluta verità in ogni cosa.
Tutto ciò che è imperioso e implacabile, le fa orrore.
Stavolta , però , aveva esagerato.
Senza regole, né confini, il sogno della notte scorsa l’ha impressionata a tal punto,che la mattina dopo non riusciva a prendere atto della realtà circostante.
Decise di non andare a lavorare.
Era ancora frastornata e, benché capiva che era stato solo un sogno, si affidò senza barcollare allo studio di ciò che era avvenuto nella notte.
Poco mancava che cercasse nella camera da letto la strana signora che le aveva fatto compagnia nel suo sonno agitato.
La signora l’aveva accompagnata su una spiaggia deserta e Lea,ancora adolescente,aveva corso con i capelli color miele sciolti al vento, finchè non aveva avuto più fiato.
Era giunta al porto. Lea aveva sempre amato, i porti.
Nei porti ci sono le partenze,gli arrivi. Gli approdi. E la deriva. O il naufragio.
Lì al porto la signora le aveva detto con acidità: “Nella tua vita dovrai sempre pensare agli altri e poi a te stessa”.
“Diventerò una suora“ pensò Lea dispiaciuta da quella triste realtà, che le avrebbe precluso la maternità.
“Ma no, chi ti ha detto che solo le suore aiutano gli altri?” e il tono della signora era di disprezzo.
Lasciarono il porto e nel rientrare a casa, la signora inciampò e Lea, ancora adolescente, per aiutarla a rialzarsi ,fu costretta ad una settimana di degenza . La signora la assisteva ,visibilmente in forma.
“Ma dove era la sua mamma ?“
“E il suo babbo, sempre amorevole ed accudente?“
Lea piangeva nel sogno , alla ricerca dei suoi genitori, e piangeva ancora quando si svegliò nella sua camera da adulta.
Strana, la profezia della signora, ma in tarda mattinata realizzò che era stata giusta , perché ancora anteponeva i bisogni degli altri ai suoi.
Soffriva, si stancava, si sentiva inadeguata, ma non cambiava!
Ma quella non era stata una profezia, ma una maledizione!
Maria Grazia Nazzaro