Ridare vita ad elementi che ormai dovrebbero essere in disuso, o un rifiuto, è il primo modo per dare una base alle emozioni su cui lavorare per “recuperare” l’oggetto e l’emozione stessa. Così si ottiene un segno visibile a tutti che suscita a sua volta una emozione, qualunque essa sia.
In questo “recupero” viene proposta l’immagine del vivere, dell’essere vita tra gli elementi della natura dell’essere Terra tra gli altri elementi.
Noi tutti siamo figli della terra, della nostra terra, di quella che emerge dall’acqua del mondo, di quella che contiene le nostre radici, di quella terra che ha tutti i colori dell’iride e poi il bianco e il nero, il castano e il lilla.
Ma la terra non vive senza gli altri elementi e non da vita, né resiste all’assenza, se non ha con se a destra l’aria e a sinistra il fuoco: il respiro e il calore.
L’espressione del ritratto di donna è di serena pacatezza, come immersa in un riposo ristoratore, al cui risveglio riprende il probabile vortice della quotidianità.
base in metallo costituita da una parabola dismessa e riciclata, con bassorilievo in creta cruda, colori acrilici dimensioni – diametro cm 75.
Filomena Donato, nella vita quotidiana fa tutt’altro che arte; lavora presso una istituzione a servizio del prossimo, è moglie e madre e si impegna nel sociale. Ha frequentato il liceo artistico, nei gloriosi anni ’80, poi ha proseguito gli studi in architettura approfondendo un po’ tante discipline dall’urbanistica al restauro, dalla sicurezza alla prevenzione, senza mai lasciare il filo dell’arte.
Ha partecipato a varie mostre collettive, sia nel Sannio che nella capitale, alcune sue creazioni sono attualmente in uso in un’agenzia egiziana, ha creato dei loghi per varie associazioni, è componente attivo del gruppo che ha creato il MECA (Museo Etnografico della Comunità Apollosana).
Scrive e dipinge per diletto e per passione e quando è possibile, nel tempo libero, per cui non c’è molto di cui parlare, ma nel poco ha dato sempre il massimo.
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