A Vugi
Il ragno è sul muro. L’ombra del mio dito lo copre.
Un minuto alle quattro e tutto è facile tranne parlare. Nell’angolo della camera in alto a sinistra la ragazza sta provando come accavallare le gambe. Non vedi il piacere. In faccia a lei sta la ragazza col profumo di miele nei capelli. Ti fa schifo la frutta come la verdura? La domanda al solo scopo di domandare è pura ars gratia artis/l’arte solo per l’arte stessa quando non c’è pretenziosità. Ti allunghi con il naso, ma lo spazio si contrae e tu cadi sul tappeto del soffitto.
Non conosci la risposta. Ti incuriosisce.
È importante che tutte e due stiano accanto. I festeggiamenti sono piuttosto le destinazioni solitarie. Sotto i tuoi stivali la gente sorride, balla, fa le orge. (Cosa fai con gli stivali a maggio?) Ora anche loro vogliono esserci. Li lascerai, solo perché inizino a parlare. Confessa quella alla quale le tue ossa minuscole schiacciano, la manderei sotto invece di te. Paura, speranza e pioggia improvvisa. Il suo olfatto è inutile, come la sua compassione.
Non hai un ombrello perché ti piace nutrire l’illusione della libertà. Controlli due volte se hai chiuso la porta ed esci in strada. Cresci. Felice.
Il mattino si rivela grigio. Quando muovo il dito, la camera è ancora vuota. Davanti a me si trova il quadro dell’infanzia sbiadita che mi mette ansia. I cavalli di Mersad Berber, ho già sognato tutto questo e decido di non dormire.
Jovana Tutić: (Belgrado, 1995) sembra divagare o fantasticare e sostiene che è una delle persone più felici al mondo. Ha troppi interessi, quindi anche quelli che ”non dovrebbe” avere. Il primo dei suoi tre (romanzi)-bestseller ha abbandonato all’età di 9 anni e non ha ancora imparato la disciplina. Un’autodidatta di necessità, allevata dai genitori e dalla strada (importante!), formata grazie agli studi classici presso il Liceo Filologico e poi presso il Dipartimento di Italianistica della Facoltà di Filologia dell’Università di Belgrado. Attualmente la si trova lì e si diverte con gli Studi Master in Italianistica. Lo Stagiornale l’ha ideato per migliorare le (sue) capacità filologiche, non si è pentita e ha intenzione di renderlo più serio. Tra i suoi desideri primeggiano quelli di non smettere di studiare, scrivere e perfezionarsi, nel frattempo vivere in almeno altri due paesi e spera di fregiarsi del titolo dell’accademico e dell’intellettuale (pure i massoni le vanno bene)